IMPORTANZA E RIABILITAZIONE
Importanza del pavimento pelvico
Una ridotta consapevolezza e percezione del proprio perineo, ad esempio, si traduce spesso, anche in ragazze giovani, in una ridotta capacità di provare piacere durante il rapporto sessuale. Questa situazione naturalmente si aggrava con il passare degli anni e con il subentrare della menopausa e delle sue connesse trasformazioni fisiche, ormonali e psicologiche.
Importanza del pavimento pelvico nella sessualità femminile
Una ridotta consapevolezza e percezione del proprio perineo, ad esempio, si traduce spesso, anche in ragazze giovani, in una ridotta capacità di provare piacere durante il rapporto sessuale. Questa situazione naturalmente si aggrava con il passare degli anni e con il subentrare della menopausa e delle sue connesse trasformazioni fisiche, ormonali e psicologiche.
Importanza del pavimento pelvicoImportanza del pavimento pelvico durante il parto, dopo il parto e in terza età
Una scarsa dimestichezza con il proprio pavimento pelvico significa infatti progressiva e inevitabile perdita di tono, sensibilità e controllo dello stesso.
Non meraviglia allora che molte donne riscoprano questa parte del proprio corpo solo in momenti “delicati” della propria vita; magari al momento del parto, quando un perineo non adeguatamente preparato viene sottoposto a episiotomia o subisce fastidiose lacerazioni. Oppure nel post-parto, quando molte neo-mamme si trovano a fare i conti con noiosi problemi di incontinenza. E ancora con la terza età quando le stesse signore sperimentano per la prima volta su di sé il significato della parola prolasso.
Prevenzione ed educazione ginecologica
Informazione ed educazione in età scolastica
In primo luogo è doveroso di informare ed educare al riconoscimento e alla cura del proprio perineo. Sarebbe auspicabile che già a livello scolastico – nell’ambito delle lezioni sul corpo umano o dei corsi di educazione sessuale – venisse dedicato uno spazio preciso a questa parte del corpo e al suo significato.
Ancora una volta il primo obiettivo dovrebbe essere quello di favorire l’automatizzazione di certi riflessi e schemi comportamentali. La tutela del proprio pavimento pelvico parte, come sottolineato in precedenza, dalla capacità di riconoscerlo e attivarlo spontaneamente durante ogni gesto quotidiano.
Prevenzione specifica ad opera dei tecnici di settore
In secondo luogo risulta fondamentale l’attività di prevenzione svolta a vari livelli e in diversi contesti dagli operatori del settore. Sarebbe ad esempio utile che ginecologi e ostetriche parlassero alle donne di pavimento pelvico durante le visite ginecologiche di routine o per un pap-test, un tampone vaginale o ancora per la contraccezione.
Certo questo presuppone che gli stessi operatori siano per primi adeguatamente consapevoli e preparati sull’argomento. Purtroppo, ancora oggi, capita spesso di imbattersi in donne che, pochi giorni dopo il parto, si gettano a capofitto in intensi allenamenti in palestra per recuperare la forma fisica pregressa e ricostruire il proprio addome piatto e scolpito. Evidentemente nessuno degli operatori che le assistono ha avuto la coscienza e la responsabilità di metterle in guardia dai gravi rischi per la salute, in particolare a riguardo del pavimento pelvico, che un tale comportamento implica.
Forse varrebbe la pena ricordare loro, con un pizzico di sarcasmo, che la gravidanza in realtà non dura 9 mesi, bensì 18. Nove mesi di gestazione e nove mesi di puerperio e recupero. Non c’è nulla di male nel voler ritrovare la propria forma fisica e la propria linea, ma solo se ciò avviene nei tempi e nei modi più corretti, senza fretta e rispettando le giuste priorità.
Tutela nelle situazioni a rischio
In terzo luogo diventa essenziale la tutela del pavimento pelvico in tutte le situazioni potenzialmente a rischio. Prima fra tutte quella del parto.
Qui dovremmo aprire un ampio capitolo a parte, già oggetto altrove di un articolato dibattito. Ci limitiamo a ricordare quanto segnalato recentemente dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale il numero totale di episiotomie oggi effettuate sulle donne eccede di gran lunga il numero di interventi di questo tipo realmente giustificabile dal punto di vista clinico.
Una diversa preparazione del pavimento pelvico durante la gravidanza e una più fisiologica gestione del travaglio, dei suoi tempi e delle sue modalità, potrebbe certamente contribuire a invertire tali statistiche.
Terapia e riabilitazione
Infine la terapia e la riabilitazione. Sono fortunatamente terminati i tempi in cui la donna era costretta – ad esempio sul tema dell’incontinenza urinaria o del prolasso – a scegliere tra rassegnazione, pannolini e intervento chirurgico. Oggi esistono diversi approcci “conservativi” di sicuro successo, in grado di evitare o comunque integrare le più tradizionali strategie invasive.
La chinesiterapia consiste ad esempio nell’esecuzione di alcuni semplici esercizi di contrazione e rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico, in grado favorire la presa di coscienza e il rafforzamento di tutto il sistema di sostegno degli organi pelvici. Esercizi per il pavimento pelvico per allenarlo con costanza.
Tra l’altro, i cosiddetti esercizi di Kegel – aumentando l’afflusso di sangue ai muscoli di questa regione – si sono dimostrati efficaci anche nell’aumentare le sensazioni di piacere della donna a livello genitale.
L’elettrostimolazione è invece indicata nei casi in cui non si riescano a contrarre volontariamente e adeguatamente i muscoli perineali. Una tecnica passiva, quindi, fondata sull’utilizzo di appositi elettrodi e relativi impulsi elettrici – assolutamente indolori – che a loro volta vanno a stimolare i muscoli del pavimento pelvico.
Il Biofeedback, infine, consiste nell’impiego di strumenti capaci di registrare una contrazione o un rilassamento muscolare che potrebbero non essere percepiti dalla donna. Il segnale viene quindi trasformato in immagine visiva, permettendo alla paziente di verificare le contrazioni o il rilassamento e di imparare a compierli correttamente.