CORSO DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA NASCITA

DI COSA TRATTA IL CORSO?

Il corso di accompagnamento alla nascita (CAN) si inserisce all’interno del percorso educativo che fa parte dell’assistenza prenatale.

L’obiettivo dell’assistenza prenatale è promuovere la salute delle donne in gravidanza, identificare e trattare eventuali condizioni di patologia e favorire la salute del neonato.

Ma comprende anche un percorso educativo di informazioni e sostegno alle donne, ai loro partner e alle loro famiglie, per aiutarli nella transizione alla genitorialità e fare scelte informate, basate sui propri bisogni e valori.

I CAN si prefiggono, dunque, di rispondere all’esigenza delle donne di ricevere informazioni riguardo alla gravidanza, al parto, all’allattamento, alla genitorialità e all’accudimento del bambino e hanno inoltre lo scopo di fornire tecniche adeguate ad affrontare la paura e il dolore durante il travaglio.

La linea guida di National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health raccomanda che alle donne in gravidanza venga offerta l’opportunità di partecipare a CAN e di ricevere informazioni scritte sulla assistenza prenatale.

I CAN sono organizzati in gruppi più o meno numerosi, vi partecipano donne in gravidanza e i rispettivi partner e si articolano in vari incontri su diverse tematiche, affrontate da un professionista adeguatamente formato.

Questi incontri costituiscono il momento in cui i futuri genitori possono porre liberamente domande ed esporre dubbi e paure, così da affrontare la gravidanza, il parto, l’allattamento, la cura del neonato e la futura genitorialità in modo migliore e più consapevole.

Nei CAN, le donne e i partner possono inoltre confrontarsi con altre persone che stanno vivendo la loro stessa esperienza.

In Italia, nella maggior parte dei casi, l’ostetrica è la figura professionale alla quale vengono affidati gli interventi di educazione prenatale, per le competenze specifiche sugli argomenti trattati, ma anche perché rappresenta la professionista che assiste la donna con gravidanza a basso rischio e l’accompagna fino al parto.

Per alcuni temi che richiedono competenze specifiche, è previsto l’impegno di altre figure professionali: ginecologo/a, pediatra, assistente sanitario/a, psicologo/a.

CHI LO FREQUENTA?

Un’indagine ISTAT (campionaria multiscopo, che ha compreso oltre 60 mila famiglie) nel 2006 ha evidenziato marcate differenze territoriali nell’accesso ai corsi di accompagnamento alla nascita (CAN) [1]. Nel Nord Italia e nel Centro le donne che frequentano corsi di accompagnamento alla nascita (CAN) sono circa 40%, mentre nell’Italia Meridionale e nelle Isole sono rispettivamente 12.7% e 14.9%. I corsi sono prevalentemente frequentati da donne laureate (65.5%), in misura minore da chi ha la licenza media (34.2%) e ancora meno da chi non ha alcun titolo di studio o la sola licenza elementare (20.2%).

Nel 2002 una indagine conoscitiva sul percorso nascita realizzata all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con 60 Aziende Sanitarie Locali (ASL) di 15 regioni e province autonome italiane [2], ha mostrato che i fattori associati a una maggiore partecipazione ai CAN risultano: età ≥30 anni, istruzione superiore, essere assistita durante la gravidanza dal Consultorio familiare o dall’ostetrica. Fattori di minore partecipazione sono: condizione di casalinga, di pluripara, soprattutto con precedente esperienza di taglio cesareo, gravidanza patologica e residenza al Sud.

Una successiva indagine conoscitiva sul percorso nascita, condotta nel 2008, dall’ISS in collaborazione con 25 ASL di 11 regioni italiane [3] ha mostrato analogie nelle differenze territoriali nella frequentazione dei CAN: la partecipazione è risultata pari a 61.7% delle donne al Nord, 55.0% al Centro, 32.5% al Sud e 36.7% nelle Isole.

Dal confronto tra queste due indagini dell’ISS si osserva che la partecipazione delle donne ai CAN è in aumento: nel 2002 venivano frequentati da 30% delle donne in gravidanza, nel 2008 la percentuale è salita a 35%. Nell’indagine del 2008, i fattori associati a una maggiore partecipazione ai CAN sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli già evidenziati nel 2002: età >34 anni, istruzione medio alta, donne lavoratrici, cittadinanza italiana, residenza al Nord, essere assistita durante la gravidanza da un consultorio familiare o dall’ostetrica. In entrambe le indagini è stato chiesto alle donne di esprimere un giudizio sulla adeguatezza delle attività e delle informazioni ricevute durante il corso e in entrambi i casi la maggior parte delle donne ha giudicato adeguato il CAN frequentato.

Le informazioni ricavate, in Emilia-Romagna, dal Certificato di assistenza al parto (CedAP) disegnano un quadro più dettagliato e, per certi versi, diverso [4]. I CAN sono stati frequentati, nel 2009, da 25.6% delle donne in gravidanza: 16.1% in un consultorio pubblico, 8.0% in una struttura ospedaliera pubblica, 1.5% in una struttura privata.

A frequentare i CAN sono state più le donne con scolarità alta, rispetto a quelle con scolarità medio-bassa, (38.5% vs. 10.3%; odds ratio, OR: 5.46; intervallo di confidenza al 95%, IC 95%: 5.07, 5.87); le donne con cittadinanza italiana, rispetto a quelle con cittadinanza straniera, (33.2% vs. 6.4%; OR: 7.20; IC 95%: 6.63, 7.81); le donne alla prima gravidanza, rispetto alle pare (43.1% vs. 5.5%; OR: 13.02; IC 95%: 12.12, 13.98). Tra le nullipare, hanno frequentato i corsi 28.3% delle donne che hanno prevalentemente utilizzato in gravidanza un servizio pubblico (consultorio o ambulatorio ospedaliero), 52.4% delle donne che hanno prevalentemente utilizzato in gravidanza un servizio privato.

In Emilia-Romagna, quindi, la frequenza ai CAN (26.9% nel 2007, 25.8% nel 2008 e 25.6% nel 2009) rilevata attraverso i CedAP risulta inferiore a quella riportata nell’indagine campionaria multiscopo ISTAT, che ha registrato la partecipazione ai CAN in 43.6% delle donne. Inoltre, in Emilia-Romagna, nel 2009, le donne assistite dal consultorio familiare hanno frequentato i CAN in misura inferiore delle donne assistite da un libero professionista, ma si deve considerare che i consultori familiari assistono una gran parte di donne immigrate e/o con bassa scolarità, che sono le donne che frequentano in minor misura i CAN.

Le diverse caratteristiche dell’indagine ISTAT, che è una indagine campionaria, e della elaborazione dei CedAP, che hanno raccolto l’informazione in 73.3% delle nascite nel 2007 e in 89.2% nel 2009, consentono di attribuire alle stime derivate dal CedAP una maggiore affidabilità.

Le diverse fonti di informazione disponibili concordano comunque nell’osservare che i CAN sono meno frequentati proprio da quei sottogruppi di popolazione che ne trarrebbero verosimilmente maggiori vantaggi, come la popolazione immigrata e quella con minore scolarizzazione.

QUALE EFFICACIA?

Gli studi clinici disponibili forniscono limitate e talvolta contraddittorie prove sulla efficacia dei corsi di accompagnamento alla nascita.

Questa incertezza dipende da elementi diversi, come le piccole dimensioni del campione di alcuni studi, le differenze tra i vari interventi considerati, in particolare per quanto concerne i contenuti e le tecniche utilizzate, la difficoltà di ottenere stime quantitative confrontabili di esiti come la soddisfazione delle donne e la percezione dello stress e/o del dolore durante il travaglio di parto.

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